Andrea Contorni - giornalista e autore

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Pong e la nascita delle console di videogiochi.

Il 3 agosto del 1975 Pong arriva nelle case. È l’inizio dell’epopea delle console domestiche…

Articolo a cura di Andrea Contorni

Perché sto scrivendo un articolo su uno dei primi videogiochi al mondo? Semplicemente perché ho sempre amato questa forma di intrattenimento. Potrei dire di aver io stesso cavalcato la storia delle console casalinghe, dalla prima in tempi davvero remoti alle ultime uscite. C’è sempre stata una console in casa mia. Non dimentico infatti di aver giocato con quegli adorabili “zeppetti” bianchi su sfondo nero che con l’ausilio di un quadratino di egual colore simulavano una partita di tennis, di hockey o di ping pong su una vetusta Magnavox Odyssey. Questa sorta di ancestrale simulacro ludico nato nel 1972 giunse in Italia dagli Stati Uniti tra il 1974 e il 1975 poco prima di essere dismessa. Non ebbe un gran successo. Tuttavia negli anni ‘80 me la ritrovai in casa e mi ci sono divertito parecchio. La Magnavox Odyssey fu senza dubbio la prima console domestica ma nel 1972 Pong fu rilasciato in versione arcade. In poco tempo Pong divenne il protagonista assoluto dei videogiochi da bar “coin-op” ovvero azionabili a gettone o moneta. Fu un successo planetario.

Pong nacque su impulso di Nolan Bushnell, il futuro fondatore di Atari. Se ne occupò l’informatico Allan Alcorn che nel 1971 aveva già sviluppato il gioco “Computer Space” che fu il primo “coin-op” della storia pur non avendo un grande riscontro. Quelli della Magnavox denunciarono subito l’appena nata Atari Inc. per violazione di brevetto: in effetti Pong era quasi identico al gioco di tennis della Odyssey. La storia finì con un patteggiamento e tre anni dopo, il 3 agosto del 1975, Pong entrò nelle case di tutti grazie a una console esclusiva per il gioco che si attaccava al televisore. Pong era un videogioco sportivo bidimensionale e simulava una partita di ping-pong: due barre bianche si muovevano in verticale con l’intento di colpire un quadratino (la palla) che tornava nel campo avversario anche rimbalzando sui lati superiore e inferiore dello schermo. Possiamo considerare Alcorn come il padre adottivo di Pong: il vero papà fu un ingegnere della Sanders Associates che sviluppò l’antenato di Pong nel 1966. Il gioco fu poi commercializzato da Magnavox nella Odyssey.

Pong fu il volano per la giovane Atari che nel 1977 presentò la mitica Atari 2600 (inizialmente chiamata VCS), una console la cui produzione si spinse fino al 1992. Cosa aveva di speciale? Era la prima console ad avvalersi delle cartucce per caricare i giochi. Anzi non la prima ma la seconda dopo la Fairchild Channel F uscita nel 1976. Nolan Bushnell accusò il colpo. Si rese conto che la sua società non avrebbe mai avuto i fondi necessari per accelerare il progetto della nuova console. Atari avrebbe perso troppo terreno assistendo al trionfo della Fairchild. Da qui la decisione di vendere tutto alla Warner Communication. Una scelta coraggiosa che permise il lancio della Atari 2600 proprio nel momento in cui una terza console, la RCA Studio II, si era affacciata sul mercato. A breve sarebbero arrivate la Philips Videopac e la Mattel Intellivision. Con le console di seconda generazione (1976-1982) ebbe l’inizio il periodo d’oro dei videogiochi domestici.

In alto l’Atari 2600, in basso la leggendaria Magnavox Odyssey.

L’Atari 2600 dopo un primo momento di incertezza monopolizzò il mercato delle console con numeri da record. Contava la riconversione in cartucce dei giochi arcade “da bar” tra cui l’amatissimo Space Invaders. Affiancata dal 1982 dall’Atari 5200, la sorella evoluta, nel 1986 fu riprogettata e riproposta sul mercato come Atari 2600 Junior, la mia seconda console. Giochi come Pac-Man, Enduro, Thrust, Pitfall II Lost Caverns e Centipede mi sono rimasti nel cuore.

È indubbio che l’idea di portare Pong nelle case fu rivoluzionaria: la sua rudimentale simulazione di una partita di ping pong nella quale due giocatori controllavano delle barre verticali (le racchette) che colpivano una pallina avanti e indietro, ha letteralmente catturato l’immaginazione di milioni di giocatori. Più dei suoi predecessori arcade a gettoni, “Computer Space” di cui ho già parlato e il gemello dimenticato “Galaxy Game”, Pong nella sua semplicità nasconde un impatto profondissimo sulla cultura popolare e sull’industria tecnologica. Oltre ad aver aperto la strada alle console domestiche, Pong ha dimostrato che i videogiochi potevano rappresentare un’attività sociale. Oggi, quasi mezzo secolo dopo, Pong rimane un simbolo immortale dell’innovazione, una pietra miliare che ha segnato l’inizio di un’epopea. Se guardiamo il livello di perfezione e di simulazione degli attuali videogiochi, dobbiamo tenere a mente che tutto è iniziato con una pallina che rimbalzava su uno schermo in bianco e nero.


Fonti bibliografiche:

  • “The Ultimate History of Video Games: from Pong to Pokemon and beyond” - Steven L. Kent, Crown, 2010.

  • “Storia del videogioco: Dagli anni Cinquanta a oggi” - Marco Accordi Rickards - Carocci Editore, 2020.

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