Cecilia Metella e il suo sepolcro sulla Via Appia: un’icona del potere e della memoria romana

Tempus. Storia e Leggende. Prima puntata dedicata alla matrona romana Cecilia Metella, al suo sepolcro e alla leggenda di uno spirito inquieto…

Articolo a cura di Andrea Contorni

Tempus. Storia e Leggende” è il format storico-culturale di Canale 10 che ha inaugurato la stagione televisiva 2024-25 dell’emittente regionale del Lazio. È un programma che nasce da una mia idea, scritto insieme a Marco Cappadonia Mastrolorenzi che lo conduce e di cui sono regista e operatore alla seconda camera. Potrei definirla un’esperienza completa che mi ha impegnato in tutti i ruoli svolti nel corso di quasi trent’anni di attività lavorativa nel settore televisivo. Con “Tempus. Storia e Leggende”, Marco ed io andiamo in giro per Roma nei luoghi più suggestivi e rappresentativi della Città Eterna, inseguendo otto personaggi vissuti in varie epoche la cui leggenda perdura ancora oggi. Si parla di Storia, tanta Storia, ma anche di fantasmi, di strani fenomeni e di presunti spiriti inquieti che si aggirerebbero per antichi ruderi o in vicoli poco illuminati. La prima puntata è dedicata a Cecilia Metella, la matrona romana alla quale appartiene il grandioso sepolcro monumentale sulla Via Appia Antica. Qualcuno asserisce che ogni tanto di notte si paleserebbe una Dama Bianca… Verità o semplice suggestione? Ne parliamo a fine puntata con il Dott. Armando De Vincentiis, saggista e psicologo clinico esperto in fenomenologia dei comportamenti religiosi.

Prima puntata di “Tempus. Storia e Leggende”, format culturale di Canale 10 con Marco Cappadonia Mastrolorenzi e la regia di Andrea Contorni. Si parla di Cecilia Metella dall’Appia Antica…

Cecilia Metella è una figura che risale alla tarda Repubblica romana. Visse tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. proveniente dalla celebre famiglia dei Metelli che apparteneva alla nobile gens Caecilia. I Cecilii erano considerati una casata nobile seppur le origini fossero di estrazioni plebea. La gens ebbe grande influenza a Roma dal III secolo a.C. fino alla fine della Repubblica, vantando una lunga serie di magistrati e generali. La nostra Cecilia era figlia di Quinto Cecilio Metello Cretico, proconsole noto per le vittoriose campagne militari a Creta che gli valsero appunto l’epiteto di “Cretico”. La ragazza andò sposa a Marco Licinio Crasso che si presume essere figlio di quel Crasso che fu l’uomo più ricco dell’Urbe e triumviro con Cesare e Pompeo. Cecilia Metella non è ricordata per particolari opere o atti distintivi. Il suo nome si lega quasi unicamente al monumentale sepolcro, voluto dalla famiglia e dal marito, che domina un tratto dell’antica Via Appia. Parliamo comunque di una vera e propria matrona romana; Cecilia Metella rappresenta l’alta aristocrazia romana il cui status veniva tramandato di generazione in generazione anche attraverso simboli tangibili come appunto i monumenti sepolcrali. Queste tombe, grandiose a tal punto da essere vere e proprie opere d’arte, erano dichiarazioni di potere e ricchezza destinate a tramandare la gloria familiare nei secoli.

Il sepolcro di Cecilia Metella, risalente al I secolo a.C., è pertanto uno dei monumenti più iconici della Via Appia, già di sé la strada più significativa di Roma, la Regina Viarum. Costruita in travertino e tufo vulcanico, la tomba si presenta come un enorme cilindro di circa 29 metri di diametro. La facciata è rivestita in travertino ed è decorata da modanature e rilievi in marmo tra cui ritroviamo un fregio di festoni floreali alternati a teschi di bue scolpiti (i “bucrani”). I bucrani erano ornamenti con una funzione simbolica ben precisa legata a motivi sacrificali e apotropaici; proteggevano il defunto dalle influenze maligne e ne perpetuavano il ricordo. Dai bucrani nacque il toponimo di “Capo di bove” che identificò il luogo nel Medioevo. Sulla struttura ritroviamo inoltre l’iscrizione “CAECILIAE Q. CRETICI F. METELLAE CRASSI”, che la identifica come il sepolcro di Cecilia, figlia di Quinto Metello Cretico e moglie di un Crasso. Non si hanno notizie certe del sarcofago di Cecilia Metella, forse identificato con uno custodito a Palazzo Farnese, attribuito in seguito da Antonio Nibby ad Annia Regilla, consorte di Erode Attico. Il letterato e filosofo greco, già precettore dell’imperatore Marco Aurelio, possedeva infatti diverse tenute sull’Appia.

Marco Cappadonia Mastrolorenzi e Andrea Contorni durante le riprese di Tempus, Storia e Leggende

Marco Cappadonia Mastrolorenzi e Andrea Contorni durante le riprese di “Tempus. Storia e Leggende”…

Durante il Medioevo, nel XIII secolo, il sepolcro di Cecilia Metella fu trasformato dai Caetani (la potente famiglia di Papa Bonifacio VIII) in una torre fortificata . Era indubbio che la tomba, edificata lungo la Via Appia, avesse un valore strategico importante. In seguito divenne parte di una sistema difensivo più ampio, quasi un vero e proprio castello con un borgo e una chiesa intitolata a San Nicola di Bari. Tale evoluzione architettonica ed edilizia ha permesso alla struttura di sopravvivere intatta fino ai giorni nostri. Il maniero fu poi occupato dai Savelli, dagli Orsini, dai Colonna, dai Cenci e infine divenne proprietà dei Torlonia. Oggi il sepolcro di Cecilia Metella, insieme alla vicina Villa dei Quintili, è uno dei siti archeologici più visitati del Parco Archeologico dell’Appia Antica. Il suo fascino risiede nell’austera monumentalità che lo rende un simbolo di Roma Antica e della storia millenaria dell’Urbe.

Tempus. Storia e Leggende” va in onda ogni sabato su Canale 10 (ch10 del digitale terrestre nel Lazio) da ottobre 2024 a febbraio 2025 per otto incontri in compagnia mia e soprattutto di Marco Cappadonia Mastrolorenzi. Molte delle storie raccontate nella trasmissione le potete trovare nel mio libro “Fantasmi. Esplorazioni tra misteri e leggende”, un saggio storico diviso in tre sezioni che indaga scientificamente su diversi fenomeni e in generale sul mondo dell’occulto così come interpretato nell’antichità.

Fantasmi. Esplorazioni tra misteri e leggende. Di Andrea Contorni.

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Appia teritur regina longarum viarum (“L’Appia è la regina delle lunghe vie”)
— Publio Papinio Stazio (circa 45-96 d.C.) - poeta romano
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