I Mascheroni di terracotta di Bolsena: tradizione, storia e il mistero legato ad Amalasunta
Un’antica tradizione che intreccia arte e superstizione tra le leggende legate ad Amalasunta e simboli apotropaici.
Articolo e servizio fotografico di Andrea Contorni
Bolsena è un borgo medievale incantevole sulle rive dell’omonimo lago vulcanico. Si trova in Tuscia, nel Lazio in provincia di Viterbo. Bolsena vanta una storia ricca e antica che risale agli Etruschi. La città potrebbe infatti essere stata l’antico sito di Volsinii (Velzna in etrusco), importante centro etrusco fino alla sua distruzione nel 264 a.C. ad opera dei Romani. Proprio i Romani fondarono l’attuale Bolsena di nuovo col nome di Volsinii (modernamente chiamata “Volsinii novi”), una tappa rilevante lungo la via Cassia per i traffici commerciali e il controllo del territorio. L’esatta ubicazione della Volsinii etrusca è comunque dibattuta dagli storici tra Bolsena appunto e l’altopiano di Orvieto. Durante l’epoca medievale, Bolsena si consolidò come un importante centro religioso e di pellegrinaggio grazie al Miracolo Eucaristico del 1263. Secondo la tradizione cattolica, mentre un sacerdote boemo stava celebrando messa, al momento della consacrazione dell’ostia, questa avrebbe sanguinato. Bolsena possiede un forte legame anche con Amalasunta, figlia del re ostrogoto Teodorico. La donna, divenuta regina nel 534, in seguito a complessi giochi politici finì prigioniera sull’isola Martana del lago di Bolsena. Vi morì strangolata il 30 aprile del 535.
I vicoli di Bolsena sono pieni di suggestivi mascheroni in terracotta artigianali, agli angoli, ad adornare usci, finestre e archi. Questa tradizione è una pratica artistica e culturale che possiede radici antiche, profondamente intrecciata con il folclore e la storia del luogo. Bolsena è famosa per il suo lago vulcanico e per il poderoso maniero che la contraddistingue (la Rocca Monaldeschi) ma la sua storia medievale è connessa con le vicende gotiche e la sfortunata parabola della regina Amalasunta. Infatti molte delle maschere di Bolsena hanno proprio le fattezze della sovrana. Ma il significato dei caratteristici manufatti va ben oltre il ricordo di Amalasunta entrando nel mondo delle maschere apotropaiche, create fin dall’antichità per allontanare il male e proteggere le case e i luoghi sacri dalle energie negative e dagli spiriti inquieti.
I mascheroni artigianali, molto in uso nel Medioevo, realizzati spesso in terracotta e posizionati sugli edifici, nei cortili o sopra i portoni, richiamano le maschere apotropaiche di epoca greca, etrusca e romana che avevano la funzione di scacciare gli spiriti maligni. Bolsena, situata in una zona che fu crocevia della cultura etrusca con quella romana, ha ereditato tradizioni che si sono evolute nel corso dei secoli, attingendo anche al successivo retaggio cristiano. I Mascheroni di Bolsena con i loro tratti spigolosi, gli sguardi intensi e le espressioni spesso grottesche e mostruose, evocano una volta di più l’idea di guardiani fedeli, silenziosi e vigili.
La Rocca Monaldeschi di Bolsena sul lago omonimo. Fotografia di Andrea Contorni.
Ora veniamo nel dettaglio ad Amalasunta la cui figura aggiunge un ulteriore livello di significato ai Mascheroni di Bolsena, molti dei quali la ritraggono con un’espressione solenne e malinconica. Figlia unica del grande Teodorico, sovrano del regno Ostrogoto d’Italia, divenne reggente alla morte del padre per conto del figlio Atalarico. Quando nel 534 questi morì prematuramente, Amalasunta assunse il ruolo di regina. Per rafforzare il suo potere associò al trono il potente cugino Teodato, duca di Tuscia. La donna fece male i suoi conti politici accorgendosi troppo tardi dell’inaffidabilità di Teodato, bramoso di detenere il dominio nelle sue sole mani. Amalasunta fu presa prigioniera nei pressi di Bolsena mentre era in viaggio per Roma. Imprigionata nell’isola Martana sul lago, fu infine uccisa dai sicari del cugino il 30 aprile del 535. Si racconta che nelle notti di luna piena, la sua figura spettrale ancora si aggiri nel luogo alla ricerca di giustizia o di pace. I pescatori di Marta affermano di sentire le urla strazianti della regina provenire dalla sua prigione nei giorni di forte tramontana. Il borgo di Bolsena si divide proprio con Marta il suggestivo patrimonio storico-leggendario lasciato in eredità da Amalasunta. Nel borghetto di Marta infatti c’è una casa (al civico 106 di via Amalasunta) che si dice sia appartenuta a un certo Tomao, un pescatore che ebbe l’incarico di trasportare la sventurata donna sull’isola Martana, fungendo poi da tramite tra lei e la terraferma. La morte di Amalasunta dette all’imperatore romano d’Oriente Giustiniano I il pretesto per dare inizio alla Guerra Gotica.
Il Borgo dei Pescatori di Marta sul Lago di Bolsena. Fotografia di Andrea Contorni.
La lavorazione artigianale degli straordinari Mascheroni di Bolsena segue tecniche che si sono tramandate di generazione in generazione. I mastri artigiani locali modellano la terracotta con grande attenzione ai dettagli lavorando i volti perché risultino espressivi e suggestivi. Dopo essere stati plasmati, i mascheroni vengono cotti in forni a legna, acquisendo una consistenza e un colore che ricordano i manufatti di epoche passate. Lasciate grezze o decorate con pigmenti naturali, le maschere conservano un aspetto particolarmente autentico. Molto caratteristici di Bolsena sono anche i vasi, da interno o da esterno, che riproducono il volto di Amalasunta su un lato o due. Possono pendere da muri o soffitti grazie a catenelle e nell’interno cavo ospitano piante grasse o ricadenti. Si tratta di un’evoluzione di grande pregio artistico della classica maschera apotropaica da parete.
Un volto raffigurante la regina Amalasunta all’entrata della Rocca Monaldeschi di Bolsena. Fotografia di Andrea Contorni.
Oggi, i Mascheroni di terracotta di Bolsena sono una testimonianza viva del legame del territorio con la sua storia e con gli aspetti leggendari che riguardano la figura potente e malinconica della sfortunata Amalasunta. Sono apprezzati come elementi decorativi e come portafortuna, simboli protettivi che mantengono vivo il richiamo al passato e al folclore locale. La tradizione dei Mascheroni di Bolsena continua a rappresentare pertanto un’identità collettiva, radicata nella storia e nell’immaginario popolare del borgo di Bolsena, unendo le generazioni proprio attraverso un’eredità artistica unica che non deve essere dimentica…
Fonti bibliografiche e sitografiche:
“Etruscologia”, Massimo Pallottino, Hoepli 2016.
“Le maschere apotropaiche, dalle antiche origini ai giorni nostri”. Articolo di Andrea Contorni su www.ilsaperestorico.it
“Il fantasma di una regina si aggira sull’isola Martana a Bolsena” di Giulia Mattioli.
Le fotografie sono di Andrea Contorni - tutti i diritti di copyright riservati.
“Maschere di gorgoni, fauni, sileni e arcaiche divinità. Erano di terracotta, dalle fattezze spaventose e proteggevano gli usci dagli spiriti maligni...”