La Tomba della Quadriga Infernale e il trionfo di Charun…

Dalla Necropoli delle Pianacce di Sarteano una tomba etrusca dalle pitture murali originali e suggestive…

Articolo a cura di Andrea Contorni

La mia collega giornalista Ilaria Berlingeri realizzò un bel servizio fotografico su questa tomba. Premetto che tra tutti gli straordinari sepolcri etruschi, la Tomba della Quadriga Infernale è quello che da sempre mi ha attratto di più. La tematica che affronta, raffigurata in suggestive visioni sulle pareti, è complessa, affascinante e dal significato profondo. Possiamo definirla persino un po’ più originale di quanto abbiamo ammirato ad esempio nelle tombe della Necropoli dei Monterozzi a Tarquinia o negli affreschi delle tombe vulcensi. Comunque ringrazio Ilaria per avermi permesso di pubblicare qui le sue bellissime fotografie. Ci ho messo un anno e anche qualcosa in più per scrivere questo articolo ma in prospettiva di aprire il sito a mio nome molti approfondimenti sono rimasti indietro. Comunque bando alle ciance, tanto per ricorrere a un’espressione del vernacolo toscano che ci sta bene in questo contesto, e procediamo con l’analizzare la Tomba della Quadriga Infernale dalla Necropoli della Pianacce a Sarteano, ridente Comune della provincia di Siena. Siamo nella mia amatissima Toscana…

La Tomba della Quadriga Infernale risale al IV secolo a.C. ed è unica nel suo genere per via di un ciclo pittorico incredibilmente elaborato, originale e di gran pregio. Questo sepolcro monumentale fu scoperto nel 2003 nella Necropoli della Pianacce nel contesto degli scavi annuali effettuati dal Museo Civico Archeologico di Sarteano. Ricavata nel travertino a una profondità di cinque metri, la tomba presenta un lungo corridoio scoperto di 19 metri con quattro nicchie e superata la porta, un altro corridoio che dà accesso a una camera quadrangolare. La Tomba ha subito dei danneggiamenti in epoca medievale dove probabilmente fu anche utilizzata come dimora come testimoniato da alcune ceramiche dell’epoca rinvenute in loco.

Il ciclo pittorico inizia nel primo corridoio con la scena principale e più complessa, veramente unica nell’iconografia etrusca: un demone vestito di rosso guida una quadriga trainata da due grifoni e da due leoni, il tutto avvolto in una densa nuvola nera che a prima vista sembrerebbe la sua semplice ombra… sembrerebbe. Siamo dinanzi a un tema legato al mondo ctonio. Il demone è Charun, il Caronte etrusco. Lo possiamo identificare dalla zanna sul labbro inferiore riconducibile a una rara rappresentazione orvietana dello psicopompo. Charun aveva il compito di “accompagnare” i defunti nel loro ultimo viaggio verso l’Oltretomba. A differenza del Caronte ellenico a cui è assimilato, traghettatore di una barca attraverso l’Acheronte o lo Stige, Charun si muoveva a piedi, a cavallo o appunto con l’ausilio di un carro. Egli non solo scortava gli spiriti dei morti verso la meta finale ma doveva letteralmente “strapparli” al saluto dei loro cari. I due leoni sono riconducibili alla dea Cibele il cui culto era noto in ambito greco ed etrusco fin dal VI secolo a.C. mentre i grifoni vengono interpretati dagli studiosi come le bestie che trainavano la biga di Persefone. Sottolineo che Charun (psicopompo che guida le anime dei defunti), Cibele (divinità legata ai concetti di morte e rinascita) e Persefone (dea degli Inferi e regina dell’Oltretomba) sono tutti soggetti il cui mito si pone tra il mondo terrestre dei vivi e quello appunto sotterraneo.

Tomba della Quadriga Infernale di Sarteano

Charun, il Caronte Etrusco e dietro di lui l’ombra nera di Calu, divinità etrusca degli Inferi e personificazione stessa della morte. Fotografia di Ilaria Berlingeri.

Torniamo alla nostra Tomba della Quadriga Infernale. Charun conduce il carro verso l’esterno del sepolcro. La quadriga sembrerebbe preceduta da una figura alata della quale rimangono alcuni frammenti visibili; potrebbe trattarsi di Vanth, divinità femminile etrusca degli Inferi. Alle spalle di Charun ritroviamo il limite dell’Ade, rappresentato da una porta di tipo dorico che incornicia una nicchia. Alla destra di tale apertura abbiamo la seconda scena portante della nostra tomba: una coppia maschile è distesa sulla “kline” del banchetto. Si nota la differenza d’età tra i due. Potrebbero essere due amici o amanti o semplicemente un padre con il proprio figlio. Accanto ai due banchettanti c’è un servitore in tunica raffigurato con in mano un colino per filtrare il vino.

Il serpente a tre teste della Tomba etrusca della Quadriga Infernale

Il serpente a tre teste della Tomba etrusca della Quadriga Infernale. Fotografia di Ilaria Berlingeri.

Nella camera di fondo possiamo invece ammirare la pittura iconica e più rappresentativa della Tomba della Quadriga Infernale: la grande e splendida raffigurazione di un serpente a tre teste con cresta e barba giganteggia su un fondo bianco. Si tratta di un mostro legato al contesto ctonio, una sorta di sentinella degli Inferi, un soggetto comune e protagonista frequente come motivo decorativo delle ceramiche degli ultimi decenni del IV secolo a.C. Ma le sorprese non sono finite. Sul semi-timpano della parete di fondo ecco un enorme ippocampo, una creatura marina che riprende un tema molto caro agli Etruschi: il momento di transizione tra il mondo dei vivi e quello dei morti immaginato come un “tuffo tra i flutti” del mare. Facendo uno sforzo di memoria, ricordate la “Tomba del Tuffatore” di Paestum, straordinario manufatto dell’arte funeraria della Magna Grecia? Il famoso tuffo del giovane raffigurato sulla lastra di copertura altro non rappresenta se non il passaggio, attraverso i flutti, dalla vita alla morte. Questo simbolismo non era proprio della cultura ellenica ma di quella etrusca. Pertanto le possibili influenze etrusche su questa sepoltura appaiono abbastanza chiare. Della Tomba del Tuffatore ne parlerò a fondo in un prossimo articolo.

Charun con la “sua” non ombra in cui potrebbe celarsi Calu. Fotografia di Ilaria Berlingeri.

Charun con la “sua” non ombra in cui potrebbe celarsi Calu. Fotografia di Ilaria Berlingeri.

Tutti i motivi decorativi della Tomba della Quadriga Infernale trovano riscontro nella ceramografia e nella pittura parietale orvietana. Notevole è anche il sarcofago in alabastro rinvenuto nel sepolcro: fabbricato a Volterra ma decorato a Chiusi, è il più antico esempio di sarcofago chiusino. Distrutto a colpi di mazza forse in epoca medievale, è stato restaurato come parte del correndo funerario rinvenuto ora esposto presso il Museo Civico Archeologico di Sarteano. Concludo il pezzo con un’ultima curiosità. Charun sembra essere il protagonista assoluto della Tomba. Il demone guida la quadriga con i capelli al vento e lo sguardo quasi esaltato. Ma guardate bene l’ombra alle sue spalle. Non è la sua! Il profilo non corrisponde affatto al nostro Charun. Sembra infatti di un canide. Potrebbe trattarsi dell’ombra di Calu, divinità etrusca degli Inferi, misteriosa personificazione stessa del trapasso. Rappresentato confusamente come un individuo col corpo umano e la testa di cane, Calu trova corrispondenza nel primordiale dio romano degli Inferi “Orcus”. Calu nella concezione etrusca si legava alla morte intesa come avvenimento, non come stato. Era una divinità “concettuale” legata appunto al passaggio dalla vita alla morte. Ne possiamo dedurre l’importanza considerando la sensibilità religiosa sull’argomento dell’antico popolo italico. Vi lascio con una domanda. Alla fine, è Calu il vero protagonista divino della Tomba della Quadriga Infernale?


Fonti bibliografiche e sitografiche:

È sceso da Calu...
— Iscrizione funeraria etrusca
Indietro
Indietro

Il sogno di Lucrezia, il romanzo storico di Caterina Franciosi…

Avanti
Avanti

Editoriale: un lungo anno importante a Canale 10…